PUBBLICATO IL
15 AGOSTO 2025
CATEGORIA
Ambiente
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16 MIN
Angela Panza
Il principio DNSH – Do No Significant Harm è il nuovo spartiacque della finanza sostenibile: per accedere a fondi europei, attrarre capitali privati o beneficiare di aiuti di Stato, un investimento deve dimostrare di non arrecare danni significativi all'ambiente. Entrato in vigore il 12 luglio 2020 con la Tassonomia UE, il DNSH è oggi al centro di PNRR, Green Deal e Patto per l'Industria Pulita, influenzando scelte pubbliche e private. Opportunità, trasparenza e innovazione si intrecciano con criticità tecniche, costi di conformità e rischi di greenwashing. Tra regole rigorose e sfide operative, il DNSH non è solo un vincolo: è la bussola con cui l'Europa vuole guidare la transizione verso un'economia davvero verde.

Il principio DNSH: cosa significa davvero
Prima di tutto, è fondamentale chiarire il perimetro entro cui ci muoviamo. Quando si parla di sostenibilità ambientale, spesso si pensa a iniziative strettamente legate all'ecologia: piantare alberi, ridurre le emissioni, riciclare materiali. Attività importantissime, certo, ma che vengono percepite come separate dal resto dell'economia e, talvolta, come un onere aggiuntivo che grava su chi le finanzia.
Questa visione è riduttiva. La sfida di oggi è integrare la sostenibilità ambientale nei meccanismi economici e finanziari stessi, affinché l'ambiente non sia un "capitolo a parte", ma una componente strutturale delle decisioni di investimento. Le scelte si dovranno muovere in questa direzione: sostenere un sistema finanziario in cui la centralità dell'ambiente non sia opzionale, ma imprescindibile. Una necessità ormai sotto gli occhi di tutti, vista la frequenza e l'intensità degli impatti ambientali a livello globale.
Secondo il primo European Climate Risk Assessment (EUCRA) l'Europa è esposta a decine di rischi climatici sempre più gravi – dalle ondate di calore alla siccità, dalle alluvioni agli incendi – con impatti diretti su salute, infrastrutture, approvvigionamenti e stabilità economica. Il riscaldamento procede al doppio della media globale aumentando la vulnerabilità delle infrastrutture vitali, della sicurezza alimentare, della salute pubblica e della stabilità finanziaria.

L'Unione Europea non è ancora pronta ad affrontarne le conseguenze. Il documento European Climate Risk Assessment (EUCRA) identifica 36 rischi climatici principali che interessano ambiente, economia e società, molti dei quali richiedono azioni immediate, mentre altri hanno impatti a lungo termine che richiedono strategie preventive e resilienti. La European Environment Agency lancia un messaggio chiaro: l'Europa non è adeguatamente preparata ad affrontare le conseguenze del cambiamento climatico.
In questo scenario, il principio DNSH – Do No Significant Harm è uno strumento chiave: significa progettare e investire senza arrecare danni significativi all'ambiente, tutelando al contempo le attività economiche da rischi fisici, reputazionali e legali. Introdotto dal Regolamento (UE) 2020/852 sulla Tassonomia, si applica non solo a cittadini e imprese, ma a tutte le attività economiche che intendono qualificarsi come sostenibili. Secondo l'articolo 1, la tassonomia si applica a tre ambiti principali:
- alle misure adottate dagli Stati membri o dall'Unione europea che impongono obblighi ai partecipanti ai mercati finanziari o agli emittenti di obbligazioni "verdi";
- agli operatori finanziari che mettono a disposizione prodotti dichiarati ecosostenibili;
- alle imprese soggette all'obbligo di pubblicare una dichiarazione di carattere non finanziario o consolidata, come previsto dalla direttiva 2013/34/UE.
Le regole del DNSH
I quattro Criteri di ecosostenibilità delle attività economiche (Art. 3) definiscono le regole di applicazione del Regolamento e della normativa di riferimento, inclusi atti delegati e regolamenti collegati.
Un'attività è considerata eco-sostenibile quando:
- Contribuisce in modo sostanziale a uno o più degli obiettivi ambientalistabiliti nel regolamento.
- Evita di nuocere significativamentea qualsiasi obiettivo ambientale contenuto nel regolamento.
- Viene svolta nel rispetto delle garanzie minime di salvaguardiadefinite nel regolamento.
- È conforme ai criteri di vaglio tecnicostabiliti dalla Commissione europea in conformità con il regolamento.
Ancora, un'attività economica può essere considerata ecosostenibile quando il beneficio apportato a un aspetto ambientale non deve comportare danni agli altri; lo stesso vale per gli aspetti sociali, che devono essere tutelati attraverso specifiche misure di salvaguardia. Molti sono stati i dubbi interpretativi delle regole "sociali"; tuttavia, il testo è chiaro e all'articolo 18 illustra i principi che ispirano le "Garanzie minime di salvaguardia": le linee guida OCSE destinate alle imprese multinazionali e con i Principi guida delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani, inclusi i principi e i diritti stabiliti dalle otto convenzioni fondamentali individuate nella dichiarazione dell'Organizzazione internazionale del lavoro sui principi e i diritti fondamentali nel lavoro e dalla Carta internazionale dei diritti dell'uomo.
Benché tutte le regole siano di pari rilevanza, si tende a identificare il DNSH esclusivamente con i sei obiettivi ambientali che lo caratterizzano e riguardano la capacità di un'attività economica di contribuire alla mitigazione e all'adattamento ai cambiamenti climatici, promuovere l'economia circolare, garantire l'uso sostenibile delle risorse idriche, prevenire l'inquinamento e tutelare la biodiversità e gli ecosistemi (Art. 17 Danno significativo agli obiettivi ambientali).

La tabella seguente riporta in forma semplificata come il principio DNSH si traduca in azioni concrete per ciascun obiettivo ambientale, includendo esempi di investimenti conformi e di situazioni in cui la conformità non è rispettata.
Obiettivo ambientale UE | Esempio di investimento conforme | Rischio di non conformità DNSH |
---|---|---|
Mitigazione dei cambiamenti climatici | Impianto fotovoltaico su area industriale dismessa | Impatto su habitat naturali o specie protette |
Economia circolare | Recupero e riciclo di metalli rari | Processi ad alta intensità energetica non rinnovabile |
Adattamento climatico | Rimboschimento urbano con specie autoctone | Uso di specie invasive dannose per la biodiversità |
Uso sostenibile dell’acqua | Sistema di irrigazione intelligente per l’agricoltura | Sfruttamento eccessivo di falde acquifere |
Prevenzione inquinamento | Filtri avanzati in impianti industriali | Smaltimento improprio dei filtri esausti |
Protezione biodiversità | Ripristino di zone umide | Introduzione involontaria di specie alloctone |
DNSH nella finanza pubblica e privata
A questo punto dovremmo aver bene inteso che il DNSH non sia un concetto accademico, bensì una condizione concreta e talvolta vincolante per accedere a fondi e finanziamenti europei e nazionali, quali ad esempio:
- Finanza pubblica – Nei Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza (PNRR), il rispetto del DNSH è obbligatorio per ogni progetto finanziato. Questo significa, ad esempio, che interventi di riqualificazione energetica di edifici pubblici devono dimostrare non solo la riduzione delle emissioni (mitigazione), ma anche l'assenza di impatti negativi su biodiversità, suolo o risorse idriche. Allo stesso modo, progetti di mobilità sostenibile (come nuove linee tram o piste ciclabili) devono essere progettati evitando danni a habitat naturali o aumenti di inquinamento in altre fasi del ciclo di vita.
- Finanza privata – Le banche e i fondi ESG usano il DNSH come criterio di selezione per decidere se finanziare un'iniziativa. Ad esempio, un fondo che investe in impianti di energie rinnovabili può rifiutare progetti eolici offshore se non garantiscono adeguata tutela delle rotte migratorie degli uccelli marini. Questo approccio riduce non solo i rischi ambientali, ma anche i rischi reputazionali e legali, prevenendo il cosiddetto greenwashing.
- Aiuti di Stato – La Disciplina UE per l'Industria Pulita stabilisce che i progetti beneficiari di incentivi pubblici devono rispettare il DNSH, per mantenere la coerenza con gli obiettivi climatici dell'UE. Nel contesto CISAF, ad esempio, un impianto di produzione di idrogeno verde finanziato con fondi pubblici non può compromettere falde acquifere o utilizzare fonti energetiche fossili in maniera prevalente. Allo stesso modo, i regimi di sostegno a settori industriali energivori prevedono riduzioni di costo dell'energia solo se le imprese intraprendono investimenti che non arrechino danni significativi ad altri obiettivi ambientali.
Gli obiettivi ambientali come metrica per gli ESG
Diversi articoli della Tassonomia sono dedicati alla trasparenza degli investimenti ecosostenibili, dei prodotti finanziari e delle imprese nelle dichiarazioni di carattere non finanziario (art. 8). In questo scenario diventa fondamentale una comunicazione affidabile e trasparente delle informazioni di sostenibilità con valutazioni di impatto ambientale, certificazioni e audit indipendenti. Non basta più "non inquinare": occorre dimostrare, con dati e documenti, di non arrecare danni significativi in nessun ambito ambientale.
Per comprendere la relazione tra gli obiettivi ambientali e i principali sistemi di reporting della sostenibilità riportiamo di seguito una tabella che mette in relazione i sei obiettivi ambientali del principio DNSH con i principali riferimenti negli standard di rendicontazione GRI, i requisiti ambientali previsti dagli ESRS E1-E5 per le PMI secondo l'EFRAG VSME e le aree di valutazione presenti nel GIF Framework (alla base del programma Get It Fair). Il confronto mostra che, pur con terminologie e strutture diverse, i tre sistemi coprono tutti gli ambiti DNSH.
Obiettivo DNSH | GRI | ESRS/VSME | Get It Fair |
---|---|---|---|
Mitigazione cambiamenti climatici | GRI 302 (Energia), GRI 305 (Emissioni) | ESRS E1 – Climate change | Energy Consumption, Air |
Adattamento ai cambiamenti climatici | GRI 302 (Efficienza energetica), GRI 201-2 (Rischi da cambiamenti climatici) | ESRS E1 – Climate change (adattamento) | Energy Efficiency, Climate Risk Management |
Uso sostenibile e protezione delle acque e delle risorse marine | GRI 303 (Water and Effluents) | ESRS E3 – Water and marine resources | Water Pollution |
Economia circolare | GRI 301 (Materials), GRI 306 (Waste) | ESRS E5 – Resource use and circular economy | Waste, Materials Management |
Prevenzione e riduzione dell’inquinamento | GRI 305 (Emissioni), GRI 306 (Waste), GRI 303 (Water) | ESRS E2 – Pollution | Pollution and Emissions, Chemicals |
Protezione e ripristino della biodiversità e degli ecosistemi | GRI 304 (Biodiversity) | ESRS E4 – Biodiversity and ecosystems | Biodiversity Impacts |
Opportunità e benefici
La metrica del DNSH, con i suoi dettagliati criteri di vaglio tecnico, offre un quadro comune e verificabile che coinvolge attori a tutte le scale e genera benefici trasversali:
- Aumenta la trasparenza, fornendo a investitori e cittadini strumenti per valutare la reale sostenibilità dei progetti.
- Stimola l'innovazione, orientando verso tecnologie pulite, processi circolari e decarbonizzazione industriale.
- Facilita l'attrazione di capitali, rendendo i progetti conformi più appetibili per investitori istituzionali e fondi tematici.
- Genera effetti di sistema: in alcuni Stati membri, gli investimenti verdi hanno prodotto ricadute positive anche in altri Paesi dell'UE.
Questo quadro evidenzia il grande potenziale di innovazione legato alla bioeconomia: investire in soluzioni bio-based – dai materiali da costruzione sostenibili alle filiere agroalimentari circolari fino alla valorizzazione dei sottoprodotti – consente di ridurre sensibilmente l'impronta ambientale complessiva, in linea con il Green Deal europeo.
La lettura combinata delle quattro footprint sviluppate dalla EEA/ETC BE (2025) – ecologica, carbonica, di uso del suolo agricolo e forestale – mostra che le pressioni ambientali non sono omogenee, ma legate a specifiche filiere produttive. In questo scenario, il DNSH può agire come acceleratore della transizione ecologica, indirizzando gli sforzi verso i comparti più impattanti, quali:
- Costruzioni – rilevante impronta ecologica e carbonica, legata a cemento, acciaio e, in parte, alla domanda di legno e biomateriali.
- Alloggio e ristorazione – circa il 7% dell'impronta ecologica, per consumi energetici e impatti delle filiere alimentari (Italia, Germania e Francia tra i principali contributori).
- Prodotti alimentari n.e.c. – circa il 6% dell'impronta, con Germania, Francia e Spagna in evidenza.

Criticità e punti controversi
L'applicazione dei criteri DNSH e CAM nelle opere del PNRR e, più in generale, negli appalti pubblici, ha permesso di rilevare diverse criticità che impattano in modo particolare sulle stazioni appaltanti e sulle PMI. Per superare tali ostacoli sono necessari strumenti e processi più semplici e proporzionati, modelli standardizzati di rendicontazione, maggiore trasparenza e armonizzazione dei criteri, oltre a procedure accelerate per le opere prioritarie, come di seguito proposto.
Criticità | Impatto su RUP e stazioni appaltanti | Possibili soluzioni | |
---|---|---|---|
|
Ritardi nelle gare, incertezza interpretativa | Linee guida settoriali chiare e semplificate, adattabili a contesti diversi | |
Costi elevati di verifica e consulenza | Penalizzazione di PMI e comuni minori | Modelli standardizzati di rendicontazione, verifiche proporzionate alla scala del progetto | |
Rischio di greenwashing normativo | Perdita di credibilità e fiducia | Audit indipendenti, trasparenza e accesso pubblico ai dati ambientali | |
Disomogeneità applicativa tra Stati membri UE | Incertezza legale in gare transnazionali | Armonizzazione dei criteri a livello europeo | |
Tempi lunghi delle verifiche DNSH | Ritardo nell’avvio di progetti strategici | Procedure accelerate per opere prioritarie senza riduzione della qualità delle verifiche |
A titolo di esempio, uno degli elementi che conferma le criticità menzionate è la disomogeneità di andamento tra paesi, fenomeno noto anche nei precedenti meccanismi flessibili introdotti con il Protocollo di Kyoto. Nel grafico di sinistra, relativo all'intensità carbonica del settore industriale, si osserva una tendenza complessiva alla riduzione, ma con differenze significative: mentre molti paesi mostrano un calo costante, altri mantengono livelli stabili o addirittura in aumento, segnalando un peggioramento delle emissioni.
Il grafico sotto riportato evidenzia ulteriormente questa variabilità: i valori annuali, rappresentati con diversi colori, mostrano performance disomogenee, con alcuni paesi costantemente su livelli virtuosi e altri caratterizzati da andamenti irregolari o peggiorativi in determinati periodi. Questi dati confermano che, pur in presenza di un miglioramento medio a livello industriale, persistono forti squilibri territoriali che incidono sull'efficacia complessiva della transizione ecologica in Europa.


Il futuro del DNSH
Il principio "Do No Significant Harm", se applicato in modo rigoroso e integrato nelle politiche industriali e finanziarie, può rappresentare un elemento cardine della transizione ecologica dell'Unione, trasformandosi da requisito procedurale a strumento strategico di innovazione, competitività e coesione. Come evidenziato nella Comunicazione della Commissione europea "NextGenerationEU – La strada verso il 2026" la combinazione di riforme strutturali e investimenti mirati ha già prodotto effetti concreti sul campo, contribuendo a rafforzare la resilienza economica e sociale degli Stati membri e a generare benefici che superano i confini nazionali.
Per raggiungere risultati duraturi, sarà essenziale proseguire nella semplificazione e razionalizzazione delle procedure, ridurre le barriere per PMI e amministrazioni locali e, al tempo stesso, mantenere elevati standard ambientali e criteri di misurazione chiari e trasparenti. Una "visione prospettica sostenibile" orientata al benessere del pianeta e alla prosperità di tutti i cittadini dovrà restare il principio guida, affiancando alla rigidità normativa un approccio pragmatico basato sulla collaborazione tra istituzioni, imprese e comunità. In tal modo, il DNSH potrà esprimere appieno il proprio potenziale, diventando un vero acceleratore della transizione verde e sostenendo un modello di sviluppo europeo capace di coniugare crescita economica, equità sociale e tutela ambientale in linea con gli obiettivi strategici dell'Unione.
BOX n.1 di approfondimento – Differenza tra attività sostenibili, attività abilitanti (Art. 16 – Tassonomia ambientale), e attività di transizione nel contesto DNSH e tassonomia UE.
Tipologia | Definizione | Ruolo nel DNSH | Esempi |
---|---|---|---|
Attività sostenibile | Attività che contribuisce direttamente e in modo sostanziale a uno o più obiettivi ambientali (clima, risorse idriche, economia circolare, biodiversità, inquinamento) e non arreca danni significativi agli altri | È l’obiettivo finale: riduce direttamente gli impatti negativi e migliora la sostenibilità | Produzione di energia rinnovabile, ristrutturazione edilizia NZEB, gestione sostenibile delle foreste |
Attività abilitante | Attività che non produce direttamente il beneficio ambientale, ma rende possibile o facilita un’attività sostenibile, rispettando comunque il principio DNSH | Supporta o rende attuabili le attività sostenibili senza causare danni significativi | Produzione di componenti per impianti eolici o fotovoltaici, installazione di smart grid, sistemi di monitoraggio ambientale, piattaforme digitali per ridurre sprechi energetici |
Attività di transizione | Attività che non è ancora pienamente sostenibile ma rappresenta un passo necessario verso la sostenibilità, con emissioni inferiori rispetto alle alternative e senza lock-in tecnologici dannosi | Permette di ridurre gradualmente gli impatti, in attesa di soluzioni pienamente sostenibili | Produzione di idrogeno “blu” come fase intermedia verso idrogeno verde, centrali a gas ad alta efficienza sostitutive di carbone, miglioramenti significativi in processi industriali ad alta intensità emissiva |
BOX n.2 di approfondimento – Tipologie di footprint.
Footprint | Descrizione | Importanza |
---|---|---|
Impronta ecologica | Misura combinata della domanda di risorse biologiche (suoli, foreste, pascoli, aree urbane) e capacità di assorbimento delle emissioni. Questa metrica esprime la “biocapacità” necessaria per sostenere l’attività di un settore in global hectares (gha) | Riflette la pressione complessiva su ecosistemi, suolo e servizi ambientali, utile per identificare le filiere più impattanti |
Impronta carbonica | Quantifica le emissioni di CO₂ generate da ciascun settore, misurate in tonnellate metriche | Fornisce una chiave per orientare decarbonizzazione e riduzione dei gas serra nei comparti più emissivi |
Impronta suolo agricolo (cropland) | Esprime l’estensione di terreni agricoli richiesti per produrre beni e sottoprodotti | Cruciale per monitorare il consumo di suolo e orientare pratiche agricole più efficienti e sostenibili |
Impronta forestale | Indica la superficie forestale necessaria per fornire legname e biomassa per combustibili o materiali | Rilevante per valutare la pressione sulle risorse forestali e guidare scelte di bioeconomia e gestione sostenibile |
Bibliografia
European Environment Agency.
- (2024) Bioeconomy: Unlocking opportunities for innovation in the bioeconomy. https://www.eea.europa.eu/en/analysis/publications/bioeconomy-unlocking-opportunities-for-innovation-in-the-bioeconomy
- (2024). European Climate Risk Assessment. https://www.eea.europa.eu/en/analysis/publications/european-climate-risk-assessment
- (2025). Industrial reporting under the Industrial Emissions Directive 2010/75/EU and European Pollutant Release and Transfer Register Regulation (EC) No 166/2006 – Version 14.0 March 2025. https://www.eea.europa.eu/en/datahub/datahubitem-view/9405f714-8015-4b5b-a63c-280b82861b3d?activeAccordion=1095440
- Osservatorio RUP. (2025). Criticità e fabbisogni formativi. Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI). https://www.anci.it/osservatorio-nazionale-rup-2025-analisi-dei-risultati-e-fabbisogni-formativi/
- Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica. (2025, 27 marzo). Sesta relazione sullo stato di attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ai sensi dell'articolo 2, comma 2, lettera e), del decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, convertito con modificazioni dalla legge 29 luglio 2021, n. 108. https://www.strutturapnrr.gov.it/it/documenti/relazioni-al-parlamento/sesta-relazione-al-parlamento-sullo-stato-di-attuazione-del-pnrr/
- Unione europea. (2024). Valutazione degli investimenti ecosostenibili (Regolamento UE 2020/852 e successive modifiche). EUR‑ https://eur-lex.europa.eu/IT/legal-content/summary/assessing-environmentally-sustainable-investments.html
Sitografia
EFRAG – European Financial Reporting Advisory Group. (n.d.). Homepage. https://www.efrag.org
Global Reporting Initiative (GRI). (n.d.). Homepage. https://www.globalreporting.org
Get It Fair Homepage. https://www.getit-fair.com
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